Introduzione
Da quando la Santissima Vergine è apparsa a Fatima chiedendo la Consacrazione al suo Cuore Immacolato, l’approfondimento teologico e storico sul tema della consacrazione mariana non può più prescindere – ci sembra – dall’analisi del contenuto del messaggio da Ella consegnato al mondo attraverso i tre Pastorelli veggenti, Lucia Dos Santos, Francesco e Giacinta Marto.
Se già l’approvazione delle apparizioni, nel 1930, ne aveva accertato l’autenticità e la visita del Vicario di Cristo, nella persona del Sommo Pontefice Paolo VI[1], il 13 maggio 1967, ha, in un certo senso, ratificato il riconoscimento ecclesiale, la beatificazione di Francesco e Giacinta Marto, il 13 maggio 2000, ha posto un sigillo dall’Alto alla devozione e Consacrazione al Cuore Immacolato.
Benché molteplici siano gli elementi che compongono quell’insieme di rivelazioni che nel loro complesso costituiscono il messaggio di Fatima – si pensi, ad esempio, anche soltanto al richiamo accorato alla conversione, alla preghiera e alla penitenza riparatrice – vi è però un filo conduttore che li unifica e conferisce loro una specifica dimensione mariana: è la devozione-consacrazione al Cuore Immacolato. Il noto esperto di studi su Fatima, il claretiano Joaquim Maria Alonso, ritiene che la venerazione del Cuore Immacolato costituisca “l’anima del messaggio di Fatima”[2]. Ci risulta, d’altronde, che in nessun’altra delle grandi mariofanie approvate dall’autorità ecclesiastica la Santa Vergine abbia chiesto di diffondere la devozione al suo Cuore con la pratica della consacrazione, fino a farne il perno di un ricco magistero spirituale. In altre apparizioni, infatti, Ella ha esortato alla preghiera, al sacrificio, ad una vita pienamente evangelica; in qualche caso ha richiesto una determinata pratica di pietà, come la recita del Santo Rosario, o ha promosso la diffusione di un particolare strumento di devozione, come è avvenuto nel caso della Medaglia Miracolosa.
è stata proprio suor Lucia a spiegare che stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria significa portare le persone alla consacrazione, la quale deve concretizzarsi in una vera e profonda conversione, nella donazione di sé a Dio, nella venerazione e nell’amore a Maria. Proprio in questo spirito di consacrazione e conversione Dio desidera stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di sua Madre[3]. Il Roschini, peraltro, attesta che la consacrazione a Maria è il più alto tributo di ossequio e di pietà che le si possa rendere: non si potrebbe andare più oltre nell’onorare Maria. Essa è il vertice del suo culto, poiché riunisce in mirabile sintesi tutti gli atti di iperdulia a Lei dovuti, dalla venerazione all’imitazione[4]. Ecco perché la devozione al Cuore Immacolato chiesta a Fatima, in ultima analisi, non può non trovare il suo vertice nella consacrazione, che è la modalità più espressiva ed impegnativa della devozione, che crea un vincolo di appartenenza a Maria Santissima.
Dovendo presentare la consacrazione alla Vergine Maria nel contesto del messaggio di Fatima, sarà giocoforza riflettere sulla portata dottrinale, spirituale, sociale e profetica della richiesta di consacrazione da Ella rivolta al mondo e fare alcuni riferimenti alla vita dei Pastorelli, nei quali la consacrazione come spiritualità e stile di vita ha trovato la sua immediata esemplificazione. Infatti, benché dalle fonti a nostra disposizione, non risulti che essi si siano consacrati alla Madonna con un atto ufficiale, nondimeno hanno vissuto la totale consegna di se stessi a Dio per le mani di Maria, secondo le esigenze della consacrazione insegnata da san Luigi Grignion, arricchita da san Massimiliano Maria Kolbe[5] e perfezionata, ai nostri giorni, da padre Stefano Maria Manelli, fondatore dei Francescani dell’Immacolata[6].
Il presente lavoro è strutturato in quattro sezioni. Essendo stati già esposti negli studi precedenti i dati biblici e teologici che provano il valore della consacrazione alla Vergine Maria, entreremo direttamente nel tema che costituisce l’oggetto della nostra trattazione. Nella prima cercheremo di capire perché proprio nel XX secolo la Madre di Dio sia apparsa sulla terra per chiedere la consacrazione specificamente al suo Cuore, quali sono le finalità della stessa consacrazione e i benefici che l’uomo può ricevere consacrandosi a Maria. Nella seconda sezione metteremo in evidenza il legame che la consacrazione ha con la Corredenzione e la Mediazione di tutte le grazie. Vedremo, poi, nella terza parte l’incidenza che la Consacrazione al Cuore Immacolato ha sul percorso di santificazione, mentre nell’ultima parte, prima delle linee conclusive, si ricostruirà un excursus storico ragionato sulla storia della consacrazione della Russia, alla quale la Madonna, nelle sue apparizioni, ha annesso un’importanza tale da far dipendere da essa le sorti del mondo.
- Perché Nostra Signora chiede la Consacrazione al suo Cuore?
Le apparizioni di Fatima che rivestono maggior importanza in relazione al tema della consacrazione sono la seconda e la terza, avvenute rispettivamente il 13 giugno e 13 luglio 1917.
Nella prima, la Santa Vergine disse a Lucia che Gesù voleva servirsi di lei per farla conoscere e amare e per stabilire nel mondo la devozione al suo Cuore Immacolato. Le affidava, dunque, una missione di portata mondiale ed epocale per i risvolti storici e religiosi di cui doveva essere foriera. E aggiunse la promessa della salvezza per tutti coloro che si fossero impegnati ad accogliere e praticare la devozione al suo Cuore, assicurando che le loro anime sarebbero state amate da Dio come fiori collocati da Lei per adornare il suo trono[7]. In quell’occasione la Madonna mostrò ai tre Pastorelli il suo Cuore coronato di spine, simbolo dei peccati dell’umanità, ed infuse nelle loro anime – quale frutto di una speciale grazia mistica – una particolare conoscenza del mistero del suo Cuore materno, insieme ad uno speciale amore che alimentò in loro un sincero desiderio di riparazione[8].
L’apparizione di luglio ebbe come tema dominante proprio la devozione e Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, a cui si accompagnò la visione dell’inferno e la rivelazione della dannazione di molte anime. La Madonna disse che, per salvarle, Dio intendeva stabilire nel mondo la devozione al suo Cuore Immacolato[9]. In questa stessa apparizione, la Santa Vergine li avvisò che per impedire una seconda guerra mondiale, sarebbe venuta a chiedere la consacrazione della Russia al suo Cuore e la comunione riparatrice nei primi sabati, cosa che fece dopo alcuni anni apparendo a suor Lucia. Quale conseguenza per la mancata corrispondenza a questo suo appello, predisse la diffusione in tutto il mondo degli errori propugnati dall’ideologia comunista, con guerre e persecuzioni contro la Chiesa. «Ma alla fine – concluse Nostra Signora – il mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre consacrerà la Russia a me ed essa si convertirà e un periodo di pace sarà concesso al mondo»[10].
Perché, ci si potrebbe chiedere, dopo duemila anni dalla nascita della Chiesa, l’umanità riceve un pressante invito a consacrarsi a Maria, attraverso un intervento diretto del Cielo che irrompe, per così dire, nella storia? La contemporaneità di alcuni avvenimenti che cadevano nell’anno in cui la Madonna appariva a Fatima, può aiutarci a formulare una possibile risposta. Nel 1917 si celebrava il centenario di due eventi storici di grande rilevanza per i nemici della Chiesa: il quarto centenario della rivolta di Lutero e il secondo centenario dell’inizio ufficiale della massoneria. Dopo pochi giorni dall’ultima apparizione della Madonna a Fatima, scoppiava la rivoluzione russa che avrebbe diffuso nel mondo la dottrina dell’ateismo militante, avente come fine la distruzione della Chiesa e che avrebbe provocato danni a livello planetario. Sembra ragionevole pensare che la Madonna sia intervenuta per frenare il dilagare di errori che avrebbero portato l’umanità all’autodistruzione. D’altra parte, una nota positiva è costituita dal fatto che il 16 ottobre di quello stesso anno, a Roma nasceva la Milizia dell’Immacolata ad opera di san Massimiliano Maria Kolbe, un’associazione con una specifica connotazione antimassonica. Non ci consta che san Massimiliano abbia conosciuto le vicende di Fatima, poiché non ne fa menzione nei suoi scritti, ma è sintomatico che tra gli obiettivi apostolici che si era proposto contemplasse l’impegno a favore della conversione della Russia, nella ferma convinzione che un giorno sul Cremlino si sarebbe stagliato il vessillo dell’Immacolata, quale segno del riconoscimento da parte del popolo russo della sua regalità[11]. Si sa che Dio invia in ogni epoca i Santi di cui essa ha bisogno e li dota di tutte le qualità e i carismi necessari per contribuire all’edificazione del Regno di Cristo in quel particolare momento storico. La preoccupazione di san Massimiliano circa la conversione della Russia, che vedeva diffondere i suoi errori, testimonia l’esistenza di un disegno divino, che con modalità diverse, si propone un unico obiettivo: la salvezza dell’uomo.
L’analisi della situazione morale e religiosa degli ultimi duecento anni, che, benché eredi dell’annuncio evangelico e del depositum fidei difeso da secoli di Tradizione e custodito da due millenni di Magistero, ha aperto le porte al materialismo ideologico e pratico sembrerebbe dover attirare una salutare purificazione da parte della Giustizia divina. Eppure essa beneficia dell’intervento della misericordia della Madre, perché solo Lei, può frenare la mano di Dio, come mostrato da quella parte dell’apparizione del 13 luglio che costituisce l’oggetto del Terzo segreto, nella quale le fiamme lanciate dalla spada minacciosa protesa dall’Angelo si infrangono contro la luce emanata dalla Vergine, particolare che fa ben comprendere la necessità, per il mondo e per ogni uomo individualmente, di porsi sotto l’egida di Maria con una vita conforme alle esigenze della filiazione divina.
Sembra, dunque, che alla Cova d’Iria Dio chieda la Consacrazione al Cuore della Madre quale ennesima attestazione della sua volontà salvifica, ma anche come unica tavola di salvezza lanciata all’umanità, insieme alla preghiera del Santo Rosario.
La Madonna a Fatima ha chiesto la Consacrazione al suo Cuore come via per la quale i figli di Dio possano tornare ad una vita cristiana coerente, ossia incentrata sull’osservanza degli insegnamenti evangelici. Pertanto, bisogna considerarla una radicalizzazione degli impegni battesimali, un mezzo per viverli con maggior coerenza. Come la mediazione di Cristo non esclude altre mediazioni, ovviamente subordinate ad essa e da essa dipendenti, così la consacrazione battesimale non esclude la Consacrazione al Cuore Immacolato, ma piuttosto trova in essa un terreno fertile in cui fruttificare in modo sovrabbondante ed in breve tempo[12]. Svolgendo questa considerazione fino alle estreme conseguenze, possiamo dire che la consacrazione a Maria Santissima esplicita anche la dimensione mariana insita nel battesimo, consacrazione fondamentale del cristiano, e dona la consapevolezza di essere figli di Dio e di Maria in Gesù Cristo, Verbo Incarnato e Redentore[13].
Un’analisi completa e obiettiva del messaggio di Fatima conduce alla conclusione che, in consonanza con la più sana tradizione mariana e quale eco del pensiero del Montfort, la Consacrazione al Cuore Immacolato ha come termine ultimo Dio: ci si dona totalmente a Maria, anello di congiunzione con Dio più vicino all’uomo, perché in Lei si ritrova l’umanità di Cristo, nella quale è dato all’uomo di incontrare Dio, essendo essa l’anello di congiunzione con Dio più vicino a Dio stesso[14]. Illuminante e di notevole valenza emblematica, a tal proposito, si rivela la grazia che i Pastorelli ricevettero il 13 giugno dalla Madonna la quale, mostrando loro il suo Cuore, infuse in essi il riflesso di quella luce immensa nella quale essi si vedevano immersi in Dio[15]. Riferendosi a questo avvenimento, il piccolo Francesco disse che la Celeste Signora sparse «sul mondo quella luce così grande che è Dio»[16]. Queste affermazioni, per quanto proferite da un bambino di dieci anni, hanno il valore di una conferma del carattere teocentrico della consacrazione mariana. Chi si dona a Maria, viene da Lei immesso nella luce di Dio, riceve lumi particolari sulla Trinità Santissima e viene spinto ad intensificare il suo culto di adorazione. Quando, dunque, a Lucia, la più grande dei tre veggenti[17], che sopravvisse a Francesco e Giacinta[18], spegnendosi il 13 febbraio 2005, la Vergine Santissima additò il suo Cuore come rifugio e via per giungere a Dio[19], non intendeva semplicemente consolarla con il richiamo affettivo al suo Cuore, ma voleva esprimere una verità teologica di vitale importanza ai fini della salvezza eterna.
Accanto al carattere teocentrico, la Consacrazione al Cuore Immacolato ha una dimensione cristocentrica, che già il Montfort spiegava dicendo che ogni devozione – e a fortiori la consacrazione a Maria, ossia a Colei che è tutta relativa al Figlio – ha Cristo come centro e fine[20]. A tal proposito, nel suo scritto Come vedo il Messaggio nel corso del tempo e degli avvenimenti, suor Lucia afferma testualmente che «la consacrazione al Cuore Immacolato di Maria è un vincolo di unione con la Madre del Corpo mistico di Cristo e con Cristo presente nell’Eucaristia»[21].
Il Cuore Immacolato: hereditas terrae
Dopo aver cercato di comprendere perché in pieno secolo XX sia giunta all’umanità, direttamente dal Cielo, un’esortazione a consacrarsi a Maria Vergine, vorremmo indagare, adesso, sul motivo per cui la richiesta di consacrazione sia stata specificamente inerente al suo Cuore Immacolato. Tale interrogativo è più che lecito, dal momento che la Beata Vergine non ha parlato di consacrazione a Lei sotto uno dei titoli che designano un suo privilegio o un mistero della sua vita, come potrebbe essere l’Immacolata Concezione o la sua Regalità. Chiaramente, non vi è una differenza sostanziale tra la Consacrazione al Cuore Immacolato e quella ad un privilegio o titolo mariano, poiché, si può dire senza alcun dubbio che il Cuore Immacolato è scrigno e sintesi di tutti i misteri di Maria Santissima. Tuttavia, l’immagine del cuore ha un valore teologico e spirituale sul quale è utile riflettere per comprendere meglio cosa può significare, particolarmente per l’uomo contemporaneo, la proposta di una devozione/consacrazione incentrata sul Cuore della Madre di Dio e Madre degli uomini.
Nella Sacra Scrittura il cuore è il fulcro della vita psichica, morale e religiosa dell’individuo, è il luogo in cui hanno origine i pensieri, i sentimenti, le intenzioni e le disposizioni personali, è il principio della memoria e della volontà. Ma, soprattutto, è il simbolo del Divino Amore[22]. Pertanto, il Cuore Immacolato è divenuto l’oggetto diretto del culto di iperdulia tributato a Maria Santissima, in quanto, essendo il cuore dell’uomo visto in rapporto con la vita affettiva, esso rappresenta la persona di Maria, da onorare soprattutto sotto l’aspetto dell’amore, della maternità e della misericordia. Già san Giovanni Eudes, nel difendere l’eccellenza della devozione al Cuore Immacolato, affermava che bisogna onorare nella Madre di Gesù non soltanto qualche mistero o qualche azione, come la nascita, la presentazione o la visitazione; non soltanto alcune delle sue prerogative, come l’essere Madre di Dio, Sposa dello Spirito Santo, Regina del cielo e della terra; ma anzitutto la fonte della santità e della dignità di tutti i suoi misteri, di tutte le sue azioni, di tutte le sue qualità e della sua stessa persona, cioè la sua carità, la quale è il parametro sul quale si misura il merito ed il principio di tutta la santità[23]. È dal Cuore di Maria Santissima che sgorga la sorgente della santità: consacrarsi ad esso, perciò, costituisce il presupposto fondamentale e inderogabile di una perfetta vita secondo Dio. Si può dire, allora, che sia dal punto di vista storico che da quello prettamente spirituale, la venerazione del Cuore Immacolato non nasce con le apparizioni di Fatima[24]: queste piuttosto lo consolidano e lo ripropongono come rimedio ai mali del secolo XX e dei secoli seguenti, portandolo alla sua più sublime espressione proprio con la consacrazione[25]. In tale prospettiva la Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria potrebbe essere considerata quale hereditas terrae: l’eredità che la Vergine stessa ha voluto lasciare ai suoi figli non solo quale mezzo di santificazione personale, ma anche e soprattutto quale strumento di salvezza dell’umanità intera e del mondo (salvezza, dunque, non solo delle anime, ma anche della creazione).
Anzi, è interessante notare che, come ogni mistero mariano è intimamente legato ad un mistero di Cristo, così la devozione al Cuore Immacolato è strettamente connessa a quella al Sacro Cuore di Gesù. Il papa Leone XIII, nel 1899 consacrò il mondo al Sacratissimo Cuore di Gesù. Dopo appena 18 anni, la Beata Vergine Maria apparve a Fatima richiedendo la Consacrazione al suo Cuore Immacolato quale espresso desiderio del Signore. Nei disegni divini, i quali mostrano sempre una logica ed una coerenza interna, i due Cuori Sacratissimi di Gesù e Maria, uniti indissolubilmente dal momento dell’Incarnazione del Verbo fino all’offerta sacrificale del Calvario, devono essere associati quali oggetto di una comune devozione. La piccola Giacinta, già malata, ribadiva con passione che il Cuore di Gesù vuole che accanto al suo Cuore, sia venerato anche il Cuore della Madre.
La Consacrazione al Cuore Immacolato, inoltre, unisce l’anima al Cuore di Cristo facendola passare attraverso il “filtro purificatore” del Cuore di Maria[26]. Essa, infatti, in quanto ferita dal peccato originale, necessita di una purificazione progressiva, per cui la Consacrazione al Cuore Immacolato diviene il passaggio obbligato affinché il nostro cuore purificato attraverso Lei, divenga immacolato, simile al suo Cuore e sempre più degno dell’unione con il Sacratissimo Cuore di Gesù[27]. Si può dire che Maria Santissima, in virtù della sua immacolatezza, non è stata mai soggetta ad alcuna passione, è il canale di grazia pensato ad hoc da Dio per una radicale palingenesi, un profondo rinnovamento dell’animo umano.
In questo senso, dunque, il Cuore Immacolato di Maria, può essere considerato quale terminus a quo, ossia punto di partenza, per una perfetta e vera conoscenza del Cuore di Cristo e nello stesso tempo, locus privilegiato dell’incontro del cuore dell’uomo con il Cuore dell’Uomo-Dio.
Purtroppo, l’odierno decadimento morale, spirituale e culturale ha relegato il simbolismo del cuore nella sfera prettamente affettivo-sentimentale, depauperandolo della pienezza del suo contenuto. Pertanto, tornano più che calzanti le parole pronunciate dal Santo Padre Benedetto XVI, nella sua recente visita a Fatima, nel mese di maggio 2010, quando ha detto che la Madre di Dio e Madre nostra è venuta dal Cielo «offrendosi di trapiantare nel cuore di quanti le si affidano l’Amore di Dio che arde nel suo [cuore]»[28]. L’uomo contemporaneo, l’uomo dell’era tecno-scientifica, che ha misconosciuto l’importanza della vita interiore ed ha completamente stravolto il criterio assiologico della vita umana, può riformare il suo cuore alla scuola di Maria, quella che anche i Pastorelli di Fatima hanno frequentato.
- Consacrazione mariana e corredenzione[29]
Nel chiedere la Consacrazione al suo Cuore, la Madonna a Fatima si è presentata, in effetti, con le credenziali con cui il Figlio l’ha consegnata a noi sul Calvario, credenziali costituite dalle sue prerogative di Madre e Corredentrice del genere umano. Anzi, si può dire che proprio dall’insieme delle apparizioni, il Cuore Immacolato di Maria emerge «nella sua dimensione specificamente soteriologica, ossia nella sua più personale e più profonda partecipazione all’opera salvifica della Redenzione universale»[30]. Ne deriva, dunque, che la Consacrazione al Cuore Immacolato dovrebbe essere fra le tematiche contemplate dalla teologia soteriologica. Coloro che negano che vi sia una relazione tra consacrazione mariana e corredenzione negano il ruolo di Maria come Cooperatrice alla Redenzione oggettiva ed argomentano che, poiché solo Cristo ci ha redenti, solo a Lui è lecito consacrarsi, dimenticando che in realtà il riconoscimento della Mediazione mariana, nella sua duplice fase acquisitiva e dispensativa, non solo non sminuisce, ma bensì conferma il primato di Cristo «unus Mediator».
Il beato Giovanni Paolo II, nell’omelia tenuta il 13 maggio 2000 per la beatificazione di Francesco e Giacinta Marto, ha detto che nell’affidare l’umanità alle sue cure materne, Gesù rivelò alla Madre la nuova portata dell’amore al quale era stata chiamata in conseguenza del Sacrificio della Croce e aprì il suo Cuore Immacolato ad una più ampia dimensione dell’amore: la Maternità universale. In quel Cuore Egli impresse, allora, la sollecitudine per la sua Opera redentrice[31].
Il Cuore di Maria, pertanto, è il grembo in cui la Redenzione ha avuto inizio grazie al volontario e libero “Fiat” della Vergine Annunziata, e l’altare su cui essa ha avuto compimento per il “Fiat” dell’Addolorata. Consacrarsi al Cuore Immacolato, vuol dire, pertanto, consacrarsi all’Immacolata Corredentrice, ossia a Colei che è piena di grazia (cf Lc 1,28) e priva di peccato, sia originale che attuale, ed il cui Cuore è stato trafitto dalla spada del dolore profetizzata dal santo vecchio Simeone (cf Lc 2,35)[32]. Essa, perciò, è un potenziale di grazia che eleva l’anima ad un alto grado di purezza, portandola a schivare ogni occasione di peccato, e la inserisce nel flusso della Mediazione materna di Maria Santissima, che è la mediazione di tutte le grazie.
La lancia che ha trafitto il Cuore di Gesù, ha trapassato anche l’anima della Madre ai piedi della Croce. Ne deduciamo che consacrare se stessi o il mondo al Cuore Immacolato, significa, come spiega ancora il beato Giovanni Paolo II, ritornare presso la Croce di Gesù Salvatore, fonte stessa della Redenzione.
Se il Cuore dell’Immacolata è un Cuore trafitto, consacrarsi ad esso vuol dire anche disporsi ad avere, come Lei, il cuore trafitto, in virtù di quell’osmosi soprannaturale che deve assimilare il cuore del consacrato nel Cuore della Corredentrice.
A questo punto del discorso si inserisce il rapporto tra consacrazione e riparazione. L’insieme del contenuto teologico e spirituale del messaggio di Fatima rivela che la Consacrazione al Cuore Immacolato ha una dimensione spiccatamente riparatrice. Essa risalta primariamente dall’insistenza con cui, tanto l’Angelo quanto la Santa Vergine, nelle loro apparizioni, hanno esortato i Pastorelli alla preghiera e alla penitenza per riparare le offese perpetrate dai peccatori contro il Signore e contro il Cuore della Madre sua. Nell’apparizione del 13 maggio, la Madonna chiese espressamente a Lucia, Giacinta e Francesco di offrirsi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Lui avrebbe voluto mandar loro, in atto di riparazione per i peccati e di supplica per la conversione dei peccatori[33]. Proposta che essi accettarono[34] e alla quale tennero fede con sacrifici eroici.
Non è secondario notare che l’Angelo della Pace apparso ai Pastorelli negli anni 1915-1916 mostrò loro che dovevano pregare in ginocchio con la fronte curva fino al suolo. Il contenuto delle orazioni che insegnò ai tre fanciulli aveva un esplicito richiamo alla riparazione. Una volta che i bambini stavano giocando, nell’apparir loro disse: «Cosa fate? Pregate! Pregate molto! […] offrite costantemente all’Altissimo orazioni e sacrifici»[35]. Allora essi compresero il valore del sacrificio e quanto fosse gradito a Dio per convertire le anime. In stretta correlazione con l’aspetto riparatore della consacrazione, la Santa Vergine ha chiesto la pratica dei primi cinque sabati. Il 10 dicembre 1925, apparendo a Lucia a Pontevedra, in Spagna, quando era presso le Suore Dorotee, le mostrò il suo Cuore circondato di spine, simbolo dei peccati degli uomini. In quell’occasione diede alla veggente il mandato di annunziare al mondo che Ella prometteva di assistere nell’ora della morte con tutte le grazie necessarie alla salvezza quanti nel primo sabato di cinque mesi consecutivi avessero offerto la confessione, la Santa Comunione e una corona del Rosario con la meditazione dei misteri, al fine di offrirle riparazione[36].
- La mediazione del Cuore Immacolato di Maria[37]
La piccola Giacinta, poco prima della morte, congedandosi da Lucia, le rivolse alcune raccomandazioni che sintetizzano il carattere peculiarmente mariano del messaggio di Fatima. Ricordandole quanto aveva profetizzato la Santa Vergine circa la sua missione, le disse: «Tu rimani qua per dire che Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al Cuore Immacolato di Maria. […] Dì a tutti che Dio ci concede le grazie per mezzo del Cuore Immacolato di Maria; che le domandino a Lei […]. Chiedano la pace dal Cuore Immacolato di Maria, perchè Dio l’ha affidata a Lei»[38]. In queste parole, che hanno tutto il valore di un testamento spirituale, emerge con chiarezza il legame tra la Consacrazione al Cuore Immacolato e la Mediazione di grazia della Madre divina. Ella è Mediatrice tra Cristo e l’uomo, in quanto Corredentrice del genere umano. La Corredenzione, infatti, è il titulus exigitivus per il quale Maria Santissima è de iure, e non solo in facto esse, Mediatrice di tutte le grazie[39].
Anche suor Lucia, a tal proposito, ha scritto: «Perché se bastano i meriti e la preghiera di Gesù Cristo per riparare e salvare il mondo, il Messaggio [di Fatima] invoca i meriti del Cuore Immacolato di Maria e chiede la nostra preghiera, il nostro sacrificio e la nostra riparazione?». Ed ella stessa risponde a questo interrogativo chiarendo che «fin dall’inizio Gesù Cristo unisce alla sua opera redentrice il Cuore Immacolato di Colei che ha scelto come sua Madre. L’opera della nostra redenzione è iniziata nel momento in cui il Verbo è sceso dal cielo per assumere un corpo umano nel seno di Maria. Da quell’istante e per nove mesi, il sangue di Cristo era il sangue di Maria colto alla fonte del suo cuore immacolato, i palpiti del cuore di Cristo battevano all’unisono con i palpiti del cuore di Maria. E possiamo pensare che le aspirazioni del cuore di Maria si identificavano assolutamente con le aspirazioni del cuore di Cristo, l’ideale di Maria era diventato lo stesso di Cristo, e l’amore del cuore di Maria era l’amore del cuore di Cristo per il Padre e per gli uomini; tutta l’opera redentrice nel suo principio passa per il Cuore Immacolato di Maria a motivo del vincolo della sua unione intima e stretta con il Verbo divino. Da quando il Padre affidò a Maria suo Figlio […] Maria divenne con Cristo in certo modo la corredentrice del genere umano»[40].
Da quando ha pronunziato il suo “Fiat” il Cuore inesauribilmente materno di Maria Santissima, sotto la particolare azione dello Spirito Santo, ha sempre seguito l’opera di suo Figlio e si è mostrata sollecita verso tutti i redenti che Ella ha generato come suoi figli sul Calvario. Questo amore materno, con cui la Madre di Dio partecipa al mistero della Redenzione e della vita della Chiesa, trova espressione nella sua singolare vicinanza all’uomo ed a tutte le sue vicende[41].
«In quanto Madre di Cristo e del suo Corpo Mistico – scrive suor Lucia –, il cuore di Maria è in qualche modo il cuore della Chiesa: ed è qui, nel cuore della Chiesa che lei, sempre in unione con il suo Cristo, veglia sui membri della Chiesa stessa dispensando loro la sua protezione materna. […] È in nome di Cristo, suo Figlio, che Maria intercede per noi presso il Padre»[42].
Se la mediazione corredentiva o acquisitiva della grazia è stata esclusiva di Maria Santissima, alla quale soltanto e non ad altri spetta l’appellativo di Corredentrice, tutti gli uomini, invece, possono partecipare alla mediazione dispensativa e far sì che il patrimonio di grazia acquistato dal Redentore e dalla Corredentrice venga distribuito agli uomini. Facendo eco a san Massimiliano Maria Kolbe, dobbiamo dire, dunque, che Gesù è l’unico Mediatore fra Dio e l’umanità, l’Immacolata è l’unica Mediatrice fra Gesù e l’umanità e coloro che si consacrano a Lei sono mediatori fra l’Immacolata e le anime sparse su tutto l’orbe[43].
È verità innegabile che sarebbero bastati i meriti e le preghiere di Cristo per salvare il mondo, così come basterebbero questi stessi per riparare i nostri peccati. Nessun uomo, neppure il più santo, avrebbe potuto espiare i peccati di tutti gli uomini, eccetto Cristo che, in quanto Persona divina, supera e ricapitola in sé tutta l’umanità della quale è il Capo[44]. Rientrava, però, nella volontà di beneplacito di Dio che Maria cooperasse attivamente con il Figlio alla salvezza dell’umanità mediante il suo Cuore Immacolato, strumento eletto di misericordia per l’uomo peccatore. Ed è chiaro che come il Cuore Immacolato di Maria si pone quale mediatore tra Cristo e l’umanità, così la mediazione stessa di tale Cuore passa anche attraverso la mediazione del cuore di coloro che ad esso si consacrano.
Non solo, ma anche la preghiera e l’offerta sacrificale dei suoi consacrati, come già accennato, passa attraverso il canale della sua mediazione, che le purifica e le riveste del suo stesso potere di intercessione. Tuttavia, se è vero che i consacrati al Cuore di Maria vengono immessi nel flusso della sua stessa mediazione materna di grazia, è pur vero che la partecipazione a tale missione e l’efficacia interceditrice della preghiera e penitenza dei consacrati non è uguale per tutti, ma è proporzionata alla carità con cui sono uniti al suo Cuore.
- La Consacrazione al Cuore Immacolato nel cammino di santificazione
Dall’esame complessivo della vita di intensa preghiera e mortificazione condotta dai Pastorelli di Fatima dopo le apparizioni della Madonna e l’adesione a tutte le richieste che Ella rivolse loro, possiamo trarre spunto per chiederci quale sia l’incidenza della consacrazione a Maria sul cammino di santificazione.
La lettura delle biografie di questi bambini induce a riflettere sulla peculiarità del cammino ascetico e mistico legato alla Consacrazione al Cuore Immacolato. Se si considera che Francesco Marto è morto dopo circa un anno e mezzo dall’inizio delle apparizioni, quando non aveva ancora compiuto undici anni, e Giacinta lo ha raggiunto in Cielo dopo circa dieci mesi, all’età di soli dieci anni, ed entrambi sono stati elevati agli onori dell’altare, si deve concludere che hanno bruciato tutte le tappe del cammino di perfezione, conseguendo in poco tempo le virtù eroiche e lo stato della contemplazione mistica. Il beato Giovanni Paolo II, nell’omelia per la beatificazione dei due fratellini veggenti, affermò che Francesco, impegnandosi in una intensa vita spirituale, raggiunse «una vera forma di unione mistica con il Signore»[45]. Il succitato studioso delle apparizioni di Fatima, Joaquim Alonso, nel commentare quanto scritto da suor Lucia nella sua quarta memoria, e cioè che Francesco sembrò colui che meno si turbò alla visione dell’inferno[46], ha asserito che egli era giunto ad una percezione mistica dei più alti gradi la quale gli permise di “contemplare il mistero di iniquità alla superiore luce della contemplazione mistica”[47]. Si può ritenere con fondatezza che Francesco abbia raggiunto la contemplazione in così breve tempo grazie alla recita dei tanti Rosari, espressamente richiesti a lui dalla Madonna come condizione per condurlo in Paradiso[48].
La perfezione raggiunta da Francesco è certamente da ascrivere all’assistenza costante della Vergine Santissima, alla quale la teologia spirituale riconosce il titolo di formatrice dei Santi[49], dando ragione, dunque, a san Luigi Grignion quando afferma con convinzione che si progredisce di più in poco tempo di sottomissione e di dipendenza da Maria, che in molti anni durante i quali ci si regola secondo la propria volontà[50]. La spiegazione di questo asserto vogliamo trarla dalle magistrali lezioni lasciateci da suor Lucia nei suoi scritti, in uno dei quali leggiamo che, come nella Consacrazione eucaristica il pane e il vino si convertono nel Corpo e Sangue di Cristo, così con la consacrazione mariana il nostro essere vitale viene assorbito nel Cuore di Maria[51]. Quest’analogia è degna della più alta considerazione e ci collega alla transustanziazione nell’Immacolata che san Massimiliano Kolbe pone come meta della consacrazione illimitata.
Ma bisogna dire che da parte dei Pastorelli, non è mancato, come richiesto in ogni serio percorso di santificazione, un personale ed indefesso impegno ascetico nella preghiera e nel sacrificio – impegno tanto più sbalorditivo quanto più si considera la loro età –. Essi, inoltre, come affermato ancora da Giovanni Paolo II, si sforzavano di fare quanto la Madonna chiedeva loro. Non è difficile, allora, comprendere quanto sia improprio pensare che la grazia della consacrazione fruttifichi nell’anima indipendentemente dalla cooperazione di questa. Non essendo un sacramento, infatti, la consacrazione mariana non agisce ex opere operato, ma in proporzione alla nostra corrispondenza, essendo necessaria una purificazione profonda del cuore del consacrato, come tappa previa a quella nella quale il suo essere, se sarà fedele alla grazia, verrà “assorbito nel Cuore di Maria”.
Il venerabile padre Gabriele Allegra (1907-1976), dell’Ordine dei Frati Minori, ebbe a scrivere, nel suo noto opuscolo Il Cuore Immacolato di Maria, che dalla storia delle apparizioni di Fatima appare evidente che la Consacrazione al Cuore Immacolato è una via certa, ma martirizzante, che conduce a Dio, come disse la Madonna a Lucia; è la via Matris – secondo una felice espressione di san Bernardino da Bustis – da Lei additata ai suoi figli. Alla via Matris corrisponde la via filiorum, ossia il cammino che i figli devono compiere per andare al Padre, secondo la summenzionata promessa fatta dalla Santa Vergine a Lucia, il 13 giugno, con la quale si impegnava a presentare al trono di Dio quanti avessero onorato il suo Cuore[52]. La via filiorum consiste, in sostanza, nel rendersi somiglianti a Gesù grazie all’azione educatrice e santificatrice della Madre Celeste[53], fino ad amare Maria col Cuore di Gesù e Gesù col Cuore di Maria. Alla luce dell’impronta chiaramente mariana insita nell’economia divina della salvezza, in relazione al duplice movimento discensionale di Dio verso l’uomo e ascensionale dell’uomo verso Dio, il padre Allegra spiega che ogni grazia proviene dal Padre, per il Figlio, nello Spirito Santo e nel Cuore della Madre Divina: a Patre, per Filium, in Sancto Spiritu et in Corde Matris, mentre il percorso dell’anima nell’itinerario spirituale di unione con Dio segue l’ordine inverso: nel Cuore della Madre e nello Spirito Santo, per mezzo del Figlio, al Padre (in Corde Matris et in Sancto Spiritu, per Filium ad Patrem)[54].
- La risposta della chiesa alla richiesta di consacrazione della Russia
Il 13 giugno 1929, nella casa delle Suore Dorotee di Tuy, in Spagna, la Madonna apparve a suor Lucia, per dirle di chiedere al Santo Padre di consacrare la Russia al suo Cuore Immacolato, in unione con tutti i vescovi del mondo, con un atto pubblico e solenne, promettendo, da parte di Dio, di salvarla con questo mezzo. Aggiunse che erano tante le anime condannate dalla Giustizia di Dio per i peccati commessi contro la Divina madre, da rendere necessaria un’adeguata riparazione.
Più tardi, per mezzo di una comunicazione interiore, Maria Santissima partecipò il suo cordoglio a suor Lucia perchè la sua richiesta non era stata soddisfatta. Preannunciò che in futuro gli uomini avrebbero accolto questo suo appello, ma, come già era avvenuto nel caso della Francia per la Consacrazione al Sacro Cuore[55], sarebbe stato troppo tardi, perché la Russia avrebbe già diffuso i suoi errori in tutto il mondo[56].
Il 31 ottobre 1942, nel radiomessaggio al Portogallo in occasione della chiusura del 25º anniversario delle apparizioni della Madonna a Fatima, mentre era in corso la seconda guerra mondiale, Pio XII consacrò solennemente la Chiesa e il genere umano al Cuore Immacolato di Maria[57]. L’anno seguente suor Lucia ebbe una rivelazione in cui il Signore le disse che, per riguardo all’atto compiuto da Sua Santità, la guerra sarebbe finita entro breve tempo, ma essendo esso stato incompleto, la conversione della Russia era rimandata[58].
Dieci anni dopo, il 7 luglio 1952, quando ormai il comunismo aveva eretto il suo trono in Cina e nei paesi dell’est europeo, con la Lettera Apostolica Sacro Vergente Anno, Pio XII consacrò espressamente il Popolo russo alla Madonna, per ottemperare alla Volontà divina espressa dalla Vergine, ma lo fece come atto personale e non con il consenso di tutti i Vescovi. È facile comprendere che il compimento di questo atto di culto, nominando specificatamente la Russia, richiedeva l’avallo di ideologie e schieramenti politici che erano all’origine di delicate problematiche mondiali, cosa che comportava non poche difficoltà. Né Pio XII, né Giovanni XXIII e neppure Paolo VI, che il 21 novembre 1964 rinnovò la consacrazione del genere umano a Maria Santissima, riuscirono a soddisfare le richieste della Madonna di Fatima. Giovanni Paolo II, invece, volle portare a compimento il progetto della consacrazione della Russia. Dopo aver affidato a Maria l’intera famiglia umana, l’8 dicembre 1981, nella basilica di Santa Maria Maggiore a Roma, gliela affidò e consacrò nuovamente l’anno successivo, il 13 maggio 1982, a Fatima. Il 16 ottobre 1983, a Roma, consacrò il mondo intero al Cuore Immacolato. Finalmente, nel 1984, il Papa Totus tuus adempì alle richieste del Cielo. Inviò, previamente, una lettera a tutti i Vescovi della Chiesa, invitandoli ad unirsi alle sue intenzioni in occasione della solenne consacrazione del mondo prevista per il 25 marzo 1984 a conclusione dell’Anno Santo della Redenzione, a Roma. Nella lettera accluse la formula di consacrazione che avrebbe letto, la quale si richiamava a quella pronunciata da Pio XII nel 1952, nella quale veniva nominata esplicitamente la Russia. I Vescovi, leggendo il testo dell’Atto di consacrazione, avrebbero capito che esso rispondeva a quello chiesto dalla Madonna a suor Lucia. La cerimonia di consacrazione del mondo e della Russia da parte del pontefice Giovanni Paolo II venne eseguita, come programmato, e fu giudicata valida da suor Lucia, la quale, in una lettera indirizzata al Santo Padre l’8 novembre 1989, confermò che essa aveva soddisfatto le condizioni richieste dalla Santa Vergine. Ella scrisse testualmente: «Si, è stata fatta come la Madonna ha chiesto, il 25 marzo 1984»[59].
Non è fuori luogo, a questo punto, fare alcuni rilievi per chiarire, contro eventuali dubbi, il senso della consacrazione di una nazione, nella fattispecie la Russia, o comunque di persone che non abbiano dato il loro esplicito consenso, visto che non è mancato chi ha parlato di “proposito magico”, di prepotenza contro la libertà umana, o addirittura di violazione dei diritti dell’uomo. Tali consacrazioni hanno lo scopo di aiutare coloro che in quei Paesi sono già consacrati, affinché, nonostante tutte le prove e le persecuzioni che subiscono, la grazia che essi ricevono si estenda ai loro compatrioti immersi nelle tenebre. In occasione della Consacrazione del mondo al Sacro Cuore di Gesù, fu chiarito che è possibile consacrare anche gli atei, che di per sé non appartengono alla Chiesa, perché il Signore è venuto per la salvezza di tutti gli uomini e per tutti ha versato il suo prezioso Sangue. La consacrazione, quindi, è un’intercessione, un appello al dono generoso di Cristo che ha consacrato se stesso al Padre per consacrare con sé tutti gli uomini. Chiaramente nel caso della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria, applichiamo il suddetto principio per analogia, in virtù della partecipazione della Santa Vergine alla Redenzione. Non è da trascurare neppure la rilevanza teologica ed ecclesiale di una consacrazione fatta dal Sommo Pontefice, in virtù del suo potere spirituale, quale Capo della Chiesa universale, responsabile dei popoli presenti in tutto l’orbe.
E che questa intercessione sia gradita a Dio è provato dalla storia, la quale attesta che, nel giro di appena sei anni, ci fu un drastico cambiamento nel mondo, con la fine della Guerra Fredda, il crollo dei vari regimi comunisti, la caduta del muro di Berlino[60], lo scioglimento dell’impero sovietico e il ritorno della libertà religiosa in Russia e in tutti gli altri Paesi dell’ex impero comunista. E tutto si realizzò senza spargimento di sangue. Se si valutano questi eventi da una prospettiva soprannaturale, da cui non può prescindere una sana teologia della storia, non possiamo non ascrivere i suddetti cambiamenti ad un intervento celeste quale conseguenza diretta della consacrazione.
Osservando le date degli eventi più eclatanti di questo enorme cambiamento, poi, si constata che essi si sono verificati in occasione di importanti solennità religiose cattoliche. Per esempio, l’Unione Sovietica cessò di esistere quando i Presidenti di Russia, Ucraina e Bielorussia, al termine di una riunione, ne annunciarono formalmente la dissoluzione: e ciò avvenne l’8 dicembre 1991, festa dell’Immacolata Concezione. Il segno definitivo che indicava la fine e la sconfitta del comunismo sovietico si ebbe il giorno in cui fu ammainata la bandiera rossa che per molti decenni aveva sventolato sul Cremlino, e al suo posto venne issata la bandiera nazionale russa, evento che si verificò il 25 dicembre 1991, giorno del Natale del Signore. Come non attribuire questi repentini ed incisivi cambiamenti nella storia del mondo alla Consacrazione al Cuore Immacolato?
Non mancano coloro che ritengono invalido l’Atto di consacrazione della Russia pronunciato nel 1984, perché il Papa non la menzionò in modo esplicito. Ciò, in realtà, non è significativo, essendo chiara l’intenzione del Papa di includere i Russi tra i popoli che, per la loro condizione religiosa e sociale, avevano particolarmente bisogno di quella consacrazione[61]. Non occorre fare alcuna forzatura al testo della consacrazione letto dal Santo Padre: la sua perspicuità si impone da sé. Pertanto, il non aver fatto un riferimento esplicito alla Russia, per quanto abbia originato accuse di imprecisione terminologica della formula di consacrazione, non ha inficiato la validità dell’atto compiuto dal Papa. Questi, peraltro, quale Vicario di Cristo in terra e Capo della Chiesa, è l’unico interprete autentico delle rivelazioni private e solo a lui compete l’autorità di decidere se ed in qual modo renderne pubblico il contenuto.
Anche le accuse di invalidità mosse a partire dalla mancata adesione di alcuni Vescovi alla richiesta del Papa sono prive di fondamento. Infatti, malgrado alcuni dissensi, vi era l’unione morale sostanziale dell’episcopato cattolico alle intenzioni del Sommo Pontefice. Valga a dirimere ogni questione al riguardo ciò che disse suor Lucia al Vescovo di Leiria nel 1989: «Dio ha accettato la consacrazione del 25 marzo 1984, in quanto ha adempiuto le condizioni richieste per la conversione della Russia. Allora il Papa era unito a tutti i Vescovi. Quelli che allora non vollero essere uniti al Santo Padre, avranno su di sé tutta la responsabilità». Il Vescovo di Leiria rese testimonianza di tale colloquio[62].
Linee conclusive
Nell’intento di offrire degli spunti di riflessione che possano stimolare più ampi approfondimenti a livello di indagine speculativa o di prassi pastorale, dopo i rilievi fin qui fatti, proponiamo alcune linee conclusive.
Innanzitutto, ci sembra di poter affermare che le rivelazioni di Fatima hanno confermato e consolidato la bimillenaria tradizione della devozione mariana radicata nella Sacra Scrittura, consolidata dal pensiero dei Padri e dal Magistero ordinario dei Sommi Pontefici[63], sostenuta dal sensus fidelium, elaborata in modo sistematico dalle scuole di spiritualità ed avvalorata dall’esperienza, o – per usare un’espressione del beato Giovanni Paolo II – dalla teologia vissuta[64] dei Santi di tutti i secoli. La Consacrazione al Cuore Immacolato, secondo la spiritualità del messaggio di Fatima, in particolare, è al contempo l’apice e la sintesi paradigmatica degli insegnamenti della scuola mariana che converge nella “santa schiavitù” teorizzata dal Montfort e nella consacrazione illimitata come “cosa e proprietà” di san Massimiliano Maria Kolbe, ma trova la sua suprema e più elaborata espressione nel voto pubblico di consacrazione illimitata all’Immacolata, o Voto mariano, professato dai Francescani dell’Immacolata, la cui spiritualità riflette in sé tutti gli aspetti della consacrazione legata alle rivelazioni di Fatima.
La storia della consacrazione mariana, inoltre, di cui le apparizioni alla Cova d’Iria costituiscono l’ultima tappa, rivela l’esistenza di un disegno divino volto a mostrare alla Chiesa, attraverso i secoli, il ruolo della Vergine Maria nell’economia della salvezza[65] quale Immacolata Madre di Dio e Corredentrice dell’umanità. La consacrazione chiesta dalla Madonna ai tre Pastorelli, pertanto, può essere ragionevolmente considerata l’apoteosi della celebrazione particolarmente di due misteri mariani che la speculazione teologica non finirà mai di approfondire – de Maria numquam satis! –: ci riferiamo alla Maternità spirituale e universale di Maria – che ha il suo fulcro nel “testamento”[66] con il quale Cristo ci ha affidati alla Madre, quali figli, nella persona di san Giovanni (cf Gv 19,25-27)[67] – e alla Corredenzione acquisitiva e dispensativa. Il denso contenuto spirituale del messaggio di Fatima ci ricorda che queste due prerogative mariane, che uniscono indissolubilmente Cristo e Maria, il Nuovo Adamo e la Nuova Eva, il Figlio e la Madre, il Redentore e la Corredentrice, si richiamano a vicenda e ci abilitano ad asserire che realmente Maria Santissima è Madre nostra perché è Corredentrice ed è Corredentrice perché è Madre nostra[68]. L’accoglienza dell’appello celeste alla consacrazione si presenta come un riconoscimento pubblico della Maternità corredentiva di Maria Santissima. Esso avrebbe una risonanza rilevante nel compimento dell’universale disegno salvifico divino, soprattutto perché la glorificazione di Maria mediante il riconoscimento delle sue prerogative porta con sé una ridondanza di grazia su tutta la Chiesa, come attesta la storia, testimone della fioritura dottrinale e spirituale seguita alla proclamazione dei dogmi mariani. Tra questi auspichiamo di veder annoverato quanto prima il dogma della Corredenzione e Mediazione materna di Maria Santissima. Non è escluso che la sua proclamazione affretterebbe il Trionfo del Cuore Immacolato.
La storia, come insegna il grande sant’Agostino nella Città di Dio, è il “luogo” della manifestazione delle intenzioni del Creatore, che in essa si rivela orientandola e riconducendola a sé. Ci sembra, pertanto, lecito asserire che le apparizioni di Fatima sono un segno per i nostri tempi ed esprimono una precisa volontà di Dio sull’umanità. Additando la devozione – o consacrazione – al suo Cuore Immacolato, Maria Santissima ha consegnato all’umanità del terzo millennio una vera e propria spiritualità[69]. Il fatto stesso che la veggente incaricata di diffondere la devozione al Cuore Immacolato sia vissuta fino al primo lustro dell’incipiente secolo XXI, restando un punto di riferimento per la Chiesa circa l’interpretazione dell’intero Messaggio, depone a favore dell’opinione secondo cui la consacrazione della quale ella si è fatta promotrice, per un mandato ricevuto dall’Alto, è il fulcro della spiritualità dei nostri tempi. Ella stessa chiarì che Dio, tramite la Madre sua, le aveva affidato un messaggio diretto a tutti gli uomini e avente una risonanza universale, che pertanto deve essere recepito come «l’eco della voce di Dio, […] perché è stato per amore che Dio ci ha rivolto questo pressante appello alla sua misericordia, allo scopo di aiutarci nella via della nostra eterna salvezza»[70].
La necessità di un’adeguata risposta corale ed unanime alla richiesta di Consacrazione fatta dalla Vergine Santa al suo Cuore Immacolato non può restare inascoltata, essendo stata essa rivolta all’uomo da parte di Dio e suffragata dall’avallo dei Vicari di Cristo, da Pio XII al feliciter regnante Benedetto XVI. È evidente, tuttavia, che la consacrazione all’Immacolata deve essere diffusa in modo capillare, così da legare a Maria ogni singolo uomo e non solo genericamente l’umanità. Allo stesso tempo, però, per compiere la volontà della Madonna, non basta che vi sia un gran numero di conversioni personali, ma le diverse nazioni, ciascuna come un tutto, devono ritornare ad abbeverarsi alla fonte della verità perenne contenuta nel Vangelo. Possiamo pensare che la diffusione capillare della Consacrazione al Cuore Immacolato tra i membri del Popolo di Dio, purché non ridotta alla recita di una formula ma coerentemente vissuta come scelta di vita, sia in rapporto diretto con il Trionfo del Cuore Immacolato, per il richiamo in essa insito alla conversione e alla vita secondo il Vangelo.
Considerando la portata profetica dell’intero messaggio di Fatima, infine, non possiamo sottacere il significato e l’importanza che la consacrazione a Maria Santissima riveste nella prospettiva escatologica della lotta tra il bene e il male. San Luigi Grignion ha scritto che poiché Maria, in unione con lo Spirito Santo, ha concepito l’opera più grande che vi sia mai stata e vi sarà mai, cioè il Dio-Uomo, così formerà i grandi Santi che nasceranno verso la fine del mondo, quando il diavolo, ben sapendo che gli rimane poco tempo, per perdere le anime, raddoppierà i suoi sforzi e tenderà terribili insidie ai servi fedeli e ai veri figli di Maria, che egli vince più difficilmente degli altri[71]. La consacrazione a Maria, pertanto, come lascia ben comprendere il Montfort, sarà una corazza per difendersi dagli attacchi del maligno serpente. Se questi insidierà il calcagno della “Donna”(cf Gen 3,15) – l’Immacolata –, muovendo guerra “alla sua discendenza” (cf Ap 12,17) – tutti gli uomini da Lei generati –, abbiamo la certezza, proveniente dalla Rivelazione, che, ab aeterno, Dio ha stabilito che Ella gli schiacci la testa, avendola predestinata quale Immacolata Corredentrice.
[1] Come ha scritto J. M. Alonso, il viaggio di Paolo VI a Fatima ebbe un precipuo significato teologico, in quanto da esso Fatima riceveva la sua conferma definitiva: cf J. M. Alonso, Fatima, in Nuovo Dizionario di Mariologia, a cura di S. De Fiores e S. Meo, Roma 1985, p. 575. Dopo papa Montini, sono stati a Fatima Giovanni Paolo II nel 1982, nel 1991 e nel 2000 e Benedetto XVI nel mese di maggio 2010.
[2] Cf S. De Fiores, Maria. Nuovissimo dizionario, Edizioni Dehoniane, Bologna 2006, vol. I, p. 697.
[3] Cf ivi, p. 136.
[4] Cf Padre G. Roschini, Istruzioni mariane, Edizioni Paoline, Roma 1950, p. 319.
[5] Suor M. Gabriella Iannelli, La Mediazione di Maria nella vita dei beati Francesco e Giacinta, in Immaculata Mediatrix, 2 (2007) 216.
[6] Per ripercorrere la storia della fondazione dei Francescani dell’Immacolata, frati, suore e laici, si veda: I. Cammi, Leggenda francescana dell’Immacolata, Casa Mariana Editrice, Frigento (AV) 2001², nonché Murgia G., Germogli in fiore. Francescani dell’Immacolata Frati e Suore, Estratto di una tesi di laurea in scienze religiose presentata alla Pontificia Università Lateranense, Casa Mariana Editrice, Castelpetroso (IS) 1996.
[7] Cf Memorie di suor Lucia, vol. I, compilazione di P. Luigi Kondor, svd, collaborazione nell’introduzione e note di P. Dr. Joaquin M. Alonso, cmf, Secretariado dos Pastorinhos, Fatima 20058, p. 170. Questo della predilezione e “predestinazione” di chi si affida a Maria Santissima è un tema ricorrente anche in san Bonaventura, san Luigi Grignion da Montfort e altri Santi.
[8] Cf ivi, p. 123 (cf anche la nota 14). Particolarmente Giacinta, fra i tre Pastorelli, mostrò una spiccata inclinazione al culto del Cuore Immacolato di Maria e per riparare le offese che esso riceveva dai peccatori non risparmiò preghiere e sacrifici, mostrandosi eroicamente generosa fino agli ultimi giorni della sua breve vita.
[9] Cf ivi, p. 120.
[10] N. Castello, Fatima messaggio per il nostro tempo, Casa Mariana Editrice, Frigento (AV), p. 114.
[11] Cf Scritti di Massimiliano Maria Kolbe, ENMI 1997, n. 343. Abbrevieremo SK.
[12] Cf J. M. Alonso-A. P. Ribeiro, Fatima. Messaggio e consacrazione, Edizioni Missões Consolata, Fatima 1984, p. 61.
[13] Cf S. M. Manelli, Il Cuore Immacolato di Maria dono della misericordia di Dio, Casa Mariana Editrice, Castelpetroso (IS) 1997, pp. 14-15.
[14] Cf A. Apollonio, Editoriale, in Immaculata Mediatrix, 1 (2010) 10.
[15] Cf Memorie di suor Lucia, op. cit., p. 172.
[16] Ivi, p. 141.
[17] Al tempo delle apparizioni Lucia aveva dieci anni, Francesco nove e Giacinta sette. Questo rilievo non è secondario se si riflette sulla serietà con cui questi bambini hanno accolto l’esortazione alla preghiera e alla penitenza nello spirito della Consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. Non deve sorprendere, inoltre, che il Signore abbia scelto dei bambini così piccoli per compiere i suoi disegni di misericordia sull’umanità. La stessa suor Lucia spiega che Dio volle servirsi di loro perché erano «dei bambini poveri e ignoranti che gli uomini avrebbero rifiutato come incapaci di servire alla realizzazione di un tale progetto. Ma Dio opera al contrario degli uomini, sceglie di servirsi di ciò che è inutile […]. Ciò che vuole sono cuori puri per agire in essi a suo piacimento […]. È a costoro che il Signore si comunica e si manifesta, per trasformarli secondo i piani della sua misericordia e mostrare così che non sono loro, ma è la grazia di Dio che agisce in essi. In tal modo il Signore mostra che l’opera è sua e non dei deboli strumenti che ha scelto»: Suor Maria Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato, Come vedo io il Messaggio nel corso del tempo e degli avvenimenti, Edizioni Carmelo di Coimbra, Segretariato dei Pastorelli, Fatima 2006, p. 15.
[18] Francesco Marto morì il 4 aprile 1919; la sorella Giacinta si spense il 20 febbraio 1920.
[19] Cf Memorie di suor Lucia, op. cit., p. 171.
[20] Cf San Luigi Maria Grignion di Montfort, Trattato della vera devozione a Maria, n. 61. Abbrevieremo TVD.
[21] Suor Maria Lucia di Gesù e del Cuore Immacolato, Come vedo il Messaggio nel corso del tempo e degli avvenimenti, Edizione Carmelo di Coimbra, Fatima 2006, p. 53.
[22] Cf ivi, p. 51.
[23] Cf San Giovanni Eudes, Il Cuore Ammirabile della Santissima Madre di Dio, Casa Mariana Editrice, Frigento 2007, p. 62.
[24] L’espressione Cor Immaculatum, però, è stata accolta nel vocabolario ecclesiale e liturgico solo in seguito alla proclamazione del dogma dell’Immacolata Concezione e ancor più dopo le apparizioni di Fatima e la pubblicazione degli scritti di Suor Lucia.
[25] Già nel secolo XVII, san Giovanni Eudes (1601-1680), nel farsi promotore del culto liturgico ai Sacratissimi Cuori di Gesù e di Maria, affermava: «Non è una cosa nuova la devozione al divino Cuore della Santissima Vergine, poiché […] essa prende origine nel Cuore adorabile della Santissima Trinità ed è tanto antica quanto lo sono la religione cristiana e il Vangelo, secondo la testimonianza del beato evangelista san Luca, che fa una sì onorabile menzione di questo Sacratissimo Cuore, e per due volte in uno stesso capitolo del suo Vangelo»: San Giovanni Eudes, op. cit., p. 487.
[26] Cf S. M. Manelli, Il Cuore Immacolato di Maria dono della Misericordia di Dio, op. cit., pp.10-11.
[27] Cf SK 1331.
[28] Benedetto XVI, La missione profetica di Fatima per la salvezza del mondo, Omelia tenuta a Fatima il 13 maggio 2010, in L’Osservatore Romano, 14 maggio 2010, p. 9.
[29] Sulla tematica della Corredenzione in relazione al messaggio di Fatima segnaliamo gli studi di S. M. Manelli, La mediazione e la corredenzione mariana nel messaggio di Fatima e Redenzione e Corredenzione in rapporto all’“evento-Fatima”, in Immaculata Mediatrix, 3 (2007) 333-390; M. Miravalle, “Con Gesù”. La storia di Maria Corredentrice, Casa Mariana Editrice, Frigento (AV) 2007, pp. 221-234.
[30] S. M. Manelli, La mediazione e la corredenzione mariana nel messaggio di Fatima, op. cit., p. 342.
[31] Giovanni Paolo II, inoltre, nell’atto di consacrazione del mondo (e della Russia) del 1984, si rivolgeva a Maria in questi termini: «Sii salutata Tu, che sei interamente unita alla consacrazione redentrice del Tuo Figlio», espressione che implicitamente allude al ruolo di Maria come Madre del Verbo Incarnato e Corredentrice del genere umano.
[32] Per l’esegesi di questo versetto e il suo sviluppo dottrinale in relazione alla tematica della Corredenzione, cf Padre Settimio Maria Manelli, “E una spada trapasserà anche la tua stessa anima” (Lc 2,35), in Maria Corredentrice. Studi e ricerche, vol. VI, Casa Mariana Editrice, Frigento 2003, pp. 304.
[33] Cf Memorie di suor Lucia, op. cit., p. 170.
[34] I tre piccoli veggenti tennero fede alla parola data e non ricusarono le sofferenze fisiche e morali che si abbatterono su di loro. Giacinta, che sembrò recepire con enfasi ed interiorizzazione tutta particolare la dimensione riparatrice degli appelli della Madonna, diceva al fratello Francesco, poco prima che morisse: «Porta tanti saluti al Signore e alla Madonna, di’ Loro che soffro tutto quello che vorranno, per convertire i peccatori e riparare al Cuore Immacolato di Maria»: ivi, p. 59.
[35] Memorie di suor Lucia, op. cit., p. 166.
[36] Suor Lucia ottenne il permesso del Vescovo per diffondere tale devozione e il Patriarca di Lisbona, conosciuta la richiesta della Madonna, volle consacrare il Portogallo al Cuore Immacolato il 13 maggio 1931, atto di culto che ottenne al popolo portoghese di non cadere nelle maglie del comunismo; ma la devozione dei primi sabati in Portogallo fu resa nota e approvata solo il 13 settembre 1939.
[37] Per approfondimenti si veda lo studio di S. M. Manelli, Fatima, i “segni” di grazia della Mediazione materna, in Immaculata Mediatrix, 3 (2007), 391-431.
[38] Memorie di suor Lucia, op. cit., p. 128. Deve far riflettere il fatto che poco dopo la Consacrazione del mondo al Sacro Cuore di Gesù, la Madonna sia venuta a chiedere, da parte del Figlio, la Consacrazione al suo Cuore Immacolato.
[39] Cf S. M. MANELLI, Maria Corredentrice nella Sacra Scrittura, in Aa. Vv., Maria Corredentrice. Storia e Teologia I, Frigento 1998, pp. 40-42.
[40] Suor Lucia, Gli appelli del messaggio di Fatima, Secretariado dos Pastorinhos, Fatima 2006, pp. 115-116.
[41] Cf Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Redemptor hominis, n. 22, in AAS 71 (1979) p. 323.
[42] Suor Lucia, Gli appelli del messaggio di Fatima, op. cit., p. 117.
[43] Cf SK 577.
[44] Cf Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 616.
[45] Giovanni Paolo II, Omelia per la beatificazione dei venerabili Giacinta e Francesco, 13 maggio 2000.
[46] Cf Memorie di suor Lucia, op. cit., p. 143.
[47] Cf J. M. Alonso, Doctrina y espiritualidad del mensaje de Fatima, in A. Borelli, Fatima speranza o tragedia, Luci sull’Est, Roma 2009, p. 55.
[48] Ricordiamo che il beato Giovanni Paolo II definisce il Rosario preghiera contemplativa: Cf Rosarium Virginis Mariae, n. 12.
[49] A questo riguardo si veda S. De Fiores, L’immagine di Maria dal Concilio di Trento al Vaticano II (1563-1965), in E. Toniolo (ed.), La Vergine Maria dal Rinascimento a oggi. Itinerari mariani dei due millenni, vol. IV, Centro di Cultura Mariana «Madre della Chiesa», Roma 1999 («Fine d’anno con Maria» 19), 9-62.
[50] Cf TVD, n. 155.
[51] Suor Lucia, Gli appelli del messaggio di Fatima, op. cit., p. 137.
[52] Cf Padre Gabriele M. Allegra, Il Cuore Immacolato di Maria (dottrina e spiritualità), a cura del padre Bernardino Anastasi, OFM, Edizioni vice-Postulazione, Convento San Biagio, Acireale (CT), pp. 50-51.
[53] Tracciando l’itinerario mariano del perfezionamento dell’anima, che ben può essere applicato alle anime che si consacrano a Maria – per le quali, in virtù del loro stretto legame con la Madre Immacolata, esso diviene più veloce e più fecondo – il venerabile padre Allegra descrive il triplice ruolo che vi svolge la Santa Vergine.
Ella agisce quale Virgo purgatrix per gli “incipienti” che combattono ancora per spezzare le catene dei vizi e del peccato; a questi addita il suo Cuore misericordioso quale rifugio, sorgente di forza e di grazia e ripete l’assicurazione che nel 1917 rivolse a Lucia: «Il mio Cuore Immacolato sarà il vostro rifugio e la via che vi condurrà a Dio».
Maria è anche la Virgo illuminatrix per i “proficienti” che con umiltà cercano il Volto del Signore. Costoro vengono da Lei illuminati sulle proprie miserie dalla luce delle sue virtù, particolarmente della purezza, dell’umiltà e della carità, e scorgono chiara davanti a sé la via Matris percorrendo la quale verranno plasmati dalla Madre Divina ad immagine del Figlio Primogenito. Ella comunica loro i sentimenti del Cuore di Gesù e del suo Cuore Immacolato, li istruisce circa il modo di conformarsi al Figlio mediante l’esercizio costante e generoso delle virtù e li ammaestra nel combattimento spirituale attraverso una esigente formazione al rinnegamento di sé.
Infine, Maria Santissima agisce quale Virgo perfectrix delle anime generose per le quali oramai vivere è Cristo. Ella le fa crescere fino a che non raggiungano la piena statura di suo Figlio (cf Ef 4,13), ossia quel grado di perfezione al quale sono state elette. Mediante la sua potente intercessione, comunica a tali anime i doni dello Spirito Santo e le conduce a prendere dimora nel suo Cuore, Paradiso della Santissima Trinità. A questo punto del cammino ascetico-mistico l’anima non fa più alcuno sforzo per esercitare le virtù, ma partecipa in modo quasi connaturale alle virtù e all’amore del Cuore Immacolato di Maria: cf Padre Gabriele M. Allegra, Il Cuore Immacolato di Maria (dottrina e spiritualità), op. cit., pp. 84-91. Per una trattazione esaustiva, dal punto di vista tanto teologico quanto spirituale, circa il ruolo di Maria Santissima nel cammino di perfezione, si veda: S. M. Ragazzini, Maria vita dell’anima. Itinerario mariano alla SS. Trinità, Casa Mariana Editrice, Frigento (AV) 1984.
[54] Padre Gabriele M. Allegra, Madre mia, fiducia mia!, Edizioni Mascalucia (CT) 1958, p. 101-102.
[55] Circa la richiesta di consacrazione della Francia rivolta dal S. Cuore a Luigi XIV, si veda G. Vignelli, Il Sacro Cuore salvezza delle famiglie e della società, Luci sull’Est, Roma 2004, pp. 31-35.
[56] Cf Memorie di suor Lucia, op. cit., p. 192.
[57] Cf Pio XII, Solenne Consacrazione del genere umano al Cuore Immacolato di Maria, 31 ottobre 1942, in Discorsi di Pio XII, vol. III, pp. 319-325; cf AAS 34 (1942) 345-346.
[58] Cf Memórias e Cartas da Irmã Lúcia, p. 446, riportato da A. Borelli, Fatima speranza o tragedia, Luci sull’Est, Roma 2009, p. 82.
[59] Memorie di suor Lucia, op. cit., p. 120, nota 11; cf anche T. Bertone, L’ultima veggente di Fatima. I miei colloqui con suor Lucia, Presentazione di Papa Benedetto XVI, Rai Eri Rizzoli, Milano 2007, p. 188. Tuttavia, Giovanni Paolo II, l’8 ottobre 2000, alla presenza di circa 1300 Vescovi radunatisi per la celebrazione giubilare ad essi riservata e in comunione con gli altri presuli assenti, emise un ulteriore atto di consacrazione-affidamento, a conferma della sua intenzione di soddisfare le richieste fatte dalla Madonna a Fatima, rassicurando così quanti nutrissero ancora dubbi circa la validità della consacrazione del 25 marzo 1984. Nella lunga preghiera consacratoria pronunciata dal Sommo Pontefice in quell’occasione leggiamo: «Siamo qui davanti a Te, per affidare alla tua premura materna noi stessi, la Chiesa, il mondo intero»: in L’Osservatore Romano, 9/10 ottobre 2000.
[60] La distruzione del muro che per lunghi anni separò Berlino in due zone ebbe inizio il 9 Novembre 1989. La sua costruzione era stata iniziata, per ordine del settore orientale della città, tra il 12 e il 13 Agosto 1961. Dopo l’inizio della caduta, giunsero al Santuario di Fatima frammenti della “cortina di ferro”, che furono esposti in due locali distinti. Vicino all’entrata orientale del Recinto del Santuario, c’è un grande blocco del Muro di Berlino, trasformato in un grande monumento del peso di 2600 Kg, a voler attestare che gli avvenimenti straordinari accaduti nei Paesi dell’Est sono legati al messaggio di Fatima e all’intervento materno della Madonna.
[61] Cf Insegnamenti di Giovanni Paolo II, vol. VII/1, Ed. L.E.V., Città del Vaticano 1984, p 775.
[62] In Novos documentos de Fatima, ed. inglese Documents on Fatima & Memoirs of Sr. Lucia, Fatima Family Apostolate, Hanceville (AL)1992, p. 6.
[63] Si veda, ad esempio, anche soltanto il ricco magistero mariano dei papi degli ultimi secoli: Pio IX, Bulla Ineffabilis Deus (1854); Leone XIII, encicliche sul Rosario (Supremi apostolatus, 1883; Superiore anno, 1884; Octobris mense, 1891; Magnae Matris, 1892; Laetitiae sanctae, 1893; Iucunda semper, 1894; Adiutricem populi, 1895; Fidentem piumque, 1896; Augustissimae Virginis, 1897; Diuturni temporis, 1898); Pio X, Enciclica Ad diem illum (1904); Benedetto XIV, Enciclica Fausto appetente (1921); Pio XI, Enciclica Lux veritatis (1931), Ingravescentibus malis (1937); Pio XII, Costituzione Apostolica Munificentissimus Deus (1950); Enciclica Fulgens corona (1953); Ad caeli reginam (1954), ed altre encicliche; Giovanni XXIII, Enciclica Grata recordatio (1959); Maiora in dies (1959); Paolo VI, Esortazione Apostolica Signum Magnum (1967); Esortazione Apostolica Marialis cultus (1974); Giovanni Paolo II, Enciclica Redemptoris Mater (1987). Per l’insegnamento del Magistero degli ultimi secoli si confronti Maria SS., Insegnamenti Pontifici, Ed. Paoline, Roma 1959.
[64] Cf S. S. Giovanni Paolo II, Novo millennio ineunte, n. 27, in cui il Pontefice di venerata memoria, accanto “all’indagine teologica”, menziona il grande patrimonio della “teologia vissuta dei santi”, chiamata scientia amoris.
[65] Potrebbe essere utile, ai fini della dimostrazione di questo asserto, ripercorrere le tappe della storia della Consacrazione a Maria. Per questo rimandiamo alla sintesi di S. De Fiores, Maria. Nuovissimo dizionario, op. cit., pp. 360-378.
[66] Cf Giovanni Paolo II, Lettera Enciclica Redemptoris Mater, n. 23.
[67] L’esegesi maggiormente accreditata tra i biblisti di questa pericope giovannea attesta che il suo contenuto fondamentale è la maternità spirituale ed universale di Maria Santissima: cf S. M. Manelli, Mariologia biblica, Casa Mariana Editrice, Frigento 2005, pp. 401ss.
[68] Ivi, p. 404.
[69] Cf Fatima, in S. De Fiores, Maria. Nuovissimo dizionario, op. cit., p. 695.
[70] Suor Lucia, Gli appelli del messaggio di Fatima, op. cit., p. 35.
[71] Cf TDV, nn. 35 e 50.